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Nella mia esperienza di counselor aziendale mi sono spesso trovato a dover affrontare dipendenti alla ricerca di consigli su come sopravvivere al lavoro. Molti lavoratori si sentono affranti e mi chiedono un aiuto quando le cose non vanno nel verso giusto. Il posto di lavoro è un po’ come la nostra seconda casa, è il luogo dove passiamo gran parte delle nostre giornate e almeno 1.700 ore ogni anno. È un ambiente in cui dovrebbe regnare l’armonia, la collaborazione e la condivisione. Tra l’altro, lavorare felici e sereni permette di aumentare la produttività aziendale, mentre farlo di controvoglia non porta da nessuna parte. Andare al lavoro è diventato uno strazio e cerchi una soluzione? Scopriamo insieme cosa puoi fare.

Ambiente di lavoro ostile: cause e conseguenze

Un ambiente lavorativo poco sano è riconoscibile da diversi fattori: è prima di tutto un luogo dove non ci sentiamo a nostro agio. Non sappiamo quale sia l’atteggiamento corretto da mantenere e non riusciamo a portare a termine le nostre mansioni.

Ti sei mai trovato in questa situazione?

Tranquillo, non capita solo a te: sono moltissime le situazioni così, là fuori. Lavorare in ufficio, o all’interno di un’azienda, ha i suoi pro e i suoi contro. Durante le mie consulenze ho trovato moltissimi casi di lavoratori frustrati e insoddisfatti proprio perché si trovavano ad operare in un ambiente di lavoro ostile e sconveniente.

Ma non è solo una questione di produttività e di obiettivi, è una cosa molto seria. La frustrazione e lo stress lavorativo possono infatti portare anche seri danni psico-fisici. 

Questi effetti sono dannosi per la nostra vita privata, causandoci disturbi di autostima e problemi nelle relazioni con gli altri. E sono problematici per la nostra salute, in quanto ci possono portare a situazioni di stress e affaticamento.

Ricordati: gli ingredienti per una migliore produttività sono la felicità e il benessere dei lavoratori.

Mobbing: come difendersi dai colleghi e superiori

Le mie consulenze aziendali provengono anche da vittime di mobbing sul lavoro alla ricerca di una soluzione pratica per capire come sopravvivere al lavoro in queste situazioni.

Ma facciamo un piccolo passo indietro.

Cos’è il mobbing?

Il mobbing è un comportamento violento, psicologico e talvolta fisico, da parte di un titolare o collega nei confronti di un lavoratore. (lavoroediritti.com) 

È un atteggiamento scorretto che ha come obiettivo quello di ottenere le tue dimissioni senza incorrere in un licenziamento. Questa pratica è molto frequente e deve essere denunciata! Pensa che solo in Italia ci sono almeno un milione e mezzo di vittime di mobbing; tra questi il 79% sono impiegati 
(http://www.intrage.it/lavoro/mobbing_in_cifre#).

Fare esempi di mobbing è una questione abbastanza delicata perché non esiste una regola fissa, ma ogni situazione va valutata singolarmente. Se pensi di esserne vittima, perché non ci facciamo una chiacchierata?

In generale, sono situazioni in cui tu (in qualità di vittima) devi combattere per sopravvivere al lavoro, devi “cacciare gli artigli” e lottare contro il sistema ingiusto creato dai tuoi superiori o da altri dipendenti (i cosiddetti “colleghi stronzi”).

Come puoi sopravvivere al lavoro quando ti trovi in queste situazioni?

Per evitare tutti i gravi effetti sul tuo benessere che il mobbing e gli ambienti di lavoro malsani possono portare, dovresti:

  • Chiarisci il tuo ruolo in azienda: facendoti rispettare da colleghi e superiori e senza prenderti carico di mansioni che non ti spettano.
  • Sii empatico: provando a metterti nei panni degli altri che si trovano in una situazione come la tua (o peggiore).
  • Non avere paura di dire la tua: pretendi i tuoi diritti e tutto ciò che ti spetta, anche coinvolgendo i sindacati se necessario.
  • Mettiti in discussione: se operi in un ambiente di lavoro stressante, ha senso cercare soluzioni per sopravvivere oppure sarebbe meglio lasciare il tuo posto di lavoro?

Come sopravvivere in ufficio: i consigli pratici di uno specialista

Robert Sutton, Professore di Management della Stanford University, ha recentemente rilasciato un’intervista in cui spiega come sopravvivere al lavoro in un ambiente sconfortante. In particolare, Sutton ha donato alcuni preziosi consigli per schivare le situazioni più frustranti:

  • Preparati a difenderti. È bene mettere i propri interessi sempre in prima linea, evitando soprattutto di scendere a compromessi (quando non solo leciti).
  • Evita di litigare. Studia i tuoi colleghi e i titolari, riconosci le persone “scomode” e cerca di evitarle per quanto possibile.
  • Fatti degli amici. Avere degli alleati in queste situazioni può sempre essere una buona idea. Unisci le forze! 
  • Non diventare il carnefice. “Non fare al prossimo ciò che non vorresti fosse fatto a te”… il miglior insegnamento che ci danno fin da piccoli.

I miei consigli sono invece molto più pratici e puoi metterli in atto subito nella tua regolare vita da ufficio:

  • Chiedi un cambio di scrivania, di postazione o di ufficio
  • Proponi di adempiere alle tue mansioni da casa, o in orari diversi dal resto del personale o delle persone tossiche
  • Allontana le persone tossiche, che siano colleghi, superiori o titolari

E se le cose continuano a non funzionare?! Allora pianifica una strategia di fuga!

Vuoi avere altri consigli per imparare come sopravvivere al lavoro, quando ti trovi in un ambiente malsano e frustrante? Contattami e troveremo la soluzione migliore al tuo problema.

9 Comments

  1. Pingback: Il benessere organizzativo è la base per una vita felice | Counseling Positivo

  2. Ho questo problema di ambiente di lavoro ostile, purtroppo la collega di ufficio. Chiesto già lo smartworking, negato. Non ho chiesto il cambio di scrivania, solleverei un polverone. Mi resta la fuga? Perché dovrei rimetterci io il posto di lavoro?

    • Luca Gandolfi Reply

      Ciao Elena!
      Penso che il tuo sia un caso diffuso nelle aziende tanto che è capitato anche a me quando lavoravo.
      La mia strategia era quella di gestire le relazioni con quella persona solo quando erano strettamente indispensabili e di gestire la relazione quindi in modo abbastanza distaccato e formale. Inoltre mi concentravo sulle cose belle che mi accadevano durante la giornata focalizzandomi su questo tema della relazione solo quando dovevo entrare in contatto con la collega (immagino che la situazione ti stia creando rabbia e frustrazione). Altra strategia che usavo era quella di abbellire il mio posto di lavoro con foto di vacanze, disegni di mia figlia che mi rendessero bella la permanenza in ufficio a prescindere dalla collega (una sorta di ancoraggio positivo). Insomma cercavo di dare un contorno ben preciso e limitato alla relazione con quella persona ostile contornandomi di felicità. Non ho mai pensato in termini di: io fuori e tu dentro, perché aveva l’effetto di aumentare il mio livello di rabbia.
      Spero di averti dato qualche spunto utile!
      Rimango comunque a tua disposizione nel caso volessi ulteriori approfondimenti individuali.

      Luca Gandolfi

  3. Marco Barni Reply

    Io faccio l’Ausiliario Socio Assistenziale in RSA, del resto è l’unica cosa che so fare, come si sa siamo a rischio di Burnout e l’ambiente è molto stressante e in più abbiamo a che fare con persone deboli; qualche consiglio per me? Qualche consiglio adempire le 7 ore e mezza e poi uscire finalmente a testa alta e libero da questa specie di carcere? Aspetto una risposta. Grazie.

    • Luca Gandolfi Reply

      Buongiorno Marco!
      Mi colpisce il termine che usi per indicare il tuo lavoro come “carcere”.
      Mi fa pensare a due cose da poter fare concretamente.
      La prima cambiare la mappa mentale per cui tu lo senti e lo vivi come carcere perchè altrimenti lo diventa veramente. Cerca di vedere le cose belle che fai quotidianamente per gli altri e pensando che contribuisci a rendere il modo un posto migliore per chi c’è dentro e per chi verrà dopo di loro. Ancorati ad uno scopo superiore. A questo proposito ti invito a cercare sul web l’esperienza della ASP Martelli in Toscana dove hanno fatto delle cose straordinarie per gli ospiti e per il personale. Ho la fortuna di conoscere l’ex Presidente (Raspini) che ha cercato sempre di tenere un atteggiamento positivo verso tutta la struttura personale compreso.
      Secondo se ti trovi dentro una situazione in cui non riesci a vedere le cose in modo diverso o te ne vai innestando un cambiamento oppure finite le tue ore devi ricaricarti di energia positiva facendo cose che ti piacciono (sport, attività sociali, riposare ecc). Questo ti permetterà di affrontare la situazione lavorativa con una riserva di energia importante.
      E’ fondamentale il nostro livello di energia mentale, fisica, emozionale e spirituale che mettiamo nel lavoro e nella nostra vita. Sto leggendo un bel libro che ti può servire in questo momento (Tony Schawrts: Non si può lavorare così!).

      Ti ringrazio delle riflessioni condivise e se hai bisogno di ulteriori approfondimenti ci sono!
      Luca

  4. Trovo il tuo lavoro davvero interessante. Sono alcuni mesi che stavo valutando di cambiare prospettiva e implicitamente anche lavoro per qualcosa di simile al tuo…
    Sto vivendo un momento lavorativo veramente difficile, ogni giorno combatto contro rabbia umiliazione e frustrazione.
    Lavoro da 15 anni per una azienda in forte crescita, ero sulla cresta dell’onda finchè non sono rimasta incinta e al rientro mi sono ritrovata con un nuovo capo al posto che dovevo prendere io, più giovane e con meno esperienza e mi si chiede di formarlo…A volte penso che forse mi ero solo illusa e che in azienda aspettavano questo momento, per questo la mia promozione non arrivava mai…
    Adesso mi si danno incarichi blandi, che svolgo svogliatamente e alcune volte mi si dice che ci sono opportunità in altri progetti, ma anche lì, non vengo più coinvolta come prima e cmq le persone che lavorano già negli altri progetti seppur giovani mi vedono come una minaccia e non mi permettono di entrare…
    Insomma, sto valutando seriamente di cambiare ma nella realtà in cui vivo non è semplice e mio marito non vuole trasferirsi altrove…
    Sto cercando di conviverci ma è difficile. I colleghi che hanno visto quanto accaduto mi dicono di fare il mio orario e tornare a casa dai miei figli e godermeli…a volte penso che hanno ragione…però penso anche ai miei 15 anni di sacrifici…di nottate…di straordinari…di rinunce alle vacanze…e mi sale una rabbia…una rabbia per come è stato gestito tutto a livello umano…e penso se fossi stata io lì…come avrei gestito questa situazione???se davvero volevo dare un occasione alla risorsa in altri progetti, come avrei potuto facilitare il suo ingresso in altro team? e penso che ci sia proprio una pessima gestione del personale e a volte anche mala fede…e che avrebbero bisogno proprio di un counselor aziendale!!!!Ma orgogliosi come sono non lo ammetterebbero MAI!!!

    • Luca Gandolfi Reply

      Ciao Doriana, mi porti una questione complessa e al contempo abbastanza comune da quello che le persone mi dicono. Mi arriva dal tuo post rabbia e frustrazione ma anche una certa consapevolezza che (forse) il tuo futuro si giocherà su di un diverso scenario. E già questo è una cosa positiva perchè ti poni in una prospettiva di cambiamento ed uscita dalla zona di confort. Ti inviterei a gestire la situazione spostando il tuo focus sul “qui ed ora” evitando tante speculazioni di come sarebbe stato se…. perchè il rischio è che cadi ancora di più nella frustrazione e nella rabbia. Questa emozione l’hai già riconosciuta e l’importante è estrarne l’energia che contiene indirizzandola altrove in termini positivi. Questo anche prefigurandosi scenari diversi che ti puoi costruire anche nella zona in cui sei. La libera professione può essere una alternativa che richiede un forte lavoro a priori sul network.
      Penso anche che i tuoi colleghi abbiano ragione quando ti invitano a focalizzarti sulla cose belle che la vita ti ha donato (figli) perchè anche loro ti possono dare quella energia che poi ti fa affrontare la giornata lavorativa in modo diverso e più consapevole che in quel luogo ci stai giusto il tempo necessario a fare delle cose. Il lavoro a volte non è piacevole ma questi passaggi sono sicuramente necessari per acquisire consapevolezze diverse e per farci crescere in modo evolutivo.
      Grazie della condivisione.

  5. Salve
    Lavoro ormai da 18 anni in una societa’ dove l’ambiente non e’ mai stato idilliaco, non nego per’ di aver trascorso degli anni buoni.
    Ormai pero’ da 5 o 6 anni l’ambiente e’ diventato insopportabile, la societa’ naviga sempre piu’ in cattive acque (chissa’ perche’!!!!) ed ho deciso di mollare.
    Ho stretto i denti per anni ed ingoiato bocconi amari, ma sono anche stato lugimirante per intraprendere una attivita’ del tutto diversa dalla mia attuale occupazione.
    Pensa un po’, da marittimo ad agricoltore, un bel salto!!!
    La mia testardaggine e determinazione mi ha sempre portato ad insistere nell’ottenere e riuscire in cio’ che volevo fare. Ma attenzione, le personali capacita’ non possono nulla nei confronti degli altri, anzi spesso in ambienti ostili la capacita’ e’ un ostacolo al vivere bene.
    Non si puo’ avere un atteggiamento positivo e sperare che gli altri ci ricambino. Sarebbe come lottare contro i mulini a vento.
    Per chi ne ha la possibilita’, credo sia meglio mollare e lasciare una azienda sulla via del declino, come purtroppo accade troppo spesso in Italia. quelli che rimangono mangeranno le ceneri di se stessi.

    • Luca Gandolfi Reply

      Buongiorno, grazie per gli spunti.
      Io penso che anche nell’ambiente lavorativo sia impossibile pensare di cambiare gli altri. La positività (intesa come reale modo di vita) rappresenta un grande strumento di evoluzione personale che ci mette in gioco personalmente e da cui ne traiamo beneficio ma in primis per noi stessi. Questo inevitabilmente poi ci porta in dissonanza con l’ambiente di lavoro in cui siamo inseriti se questi principi non vengono applicati.
      Molto bello il fatto che Lei si sia rimesso in gioco facendo leva sulle proprie capacità creandosi una strada diversa su cui magari invece certe persone si adagiano. Penso sia sempre molto importante farsi la domanda “io cosa posso fare rispetto a questa situazione?” lavorando sulle cose che noi possiamo fare avendo però la forza di accettare quello su cui oggettivamente non abbiamo influenza.
      Grazie
      Luca

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