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Conosci la parola coping? Si tratta della traduzione di un termine di origine inglese, che utilizziamo per definire quell’insieme di strategie e meccanismi che le persone mettono in campo per fronteggiare i propri problemi. Una sorta di “strategia di adattamento”.

Utilizzate principalmente per gestire le emozioni negative, i conflitti e lo stress, queste tecniche permettono di migliorare la tua resilienza, la tua resistenza a difficoltà e situazioni negative.

Coping, definizione del termine

Questa parola deriva dal verbo inglese “to cope”, che letteralmente significa fronteggiare. In italiano, il termine è tradotto come un sostantivo (“adattamento”), ma questo non deve trarti in inganno. Il coping in psicologia è un’azione dinamica che ti permette di gestire le situazioni avverse che quotidianamente devi affrontare: la paura del tuo capo, la competizione conflittuale con alcuni colleghi, le ansie da prestazione.

In psicologia, il coping è concepito come una strategia che può essere suddivisa in diverse famiglie: 

  1. Coping centrato sul problema
  2. Coping centrato sull’emozione
  3. Ricerca di supporto
  4. Coping centrato sul significato
  5. Evitamento

Significato di coping: cos’è nello specifico?

Introdotto per la prima volta dallo psicologo americano Richard Lazarus intorno agli anni ‘60, il concetto di coping si è subito differenziato rispetto alle teorie precedenti, dove tutta l’attenzione era rivolta verso l’esterno. 

Ti spiego meglio: prima di Lazarus, vedendo una persona in difficoltà, era assolutamente normale colpevolizzare le situazioni che stava vivendo. “Poverino, sta passando un brutto momento” e “Fa un lavoro davvero stressante”.

E qui entra in gioco la teoria lungimirante di Lazarus, che pone invece l’enfasi sulle risorse della singola persona. Secondo lo psicologo, solo i modelli semplicistici possono vedere le difficoltà come conseguenza di una situazione negativa. “Eh, si. Il suo capo è davvero ingestibile”, “È sempre in competizione con il suo collega”.

Lazarus ha dimostrato invece che è importante, in questi casi, tenere in considerazione anche le qualità di una persona e le sue capacità di far fronte alle situazioni. Per farti un esempio specifico, puoi pensare ai reduci di guerra: alcuni tornano e continuano la loro vita serenamente, altri si portano lo strascico e le avversità per tutta la vita.

Stress e Coping: le due principali famiglie 

Per far fronte alla vita, le persone sviluppando quindi strategie di coping, tecniche che permettono loro di adattarsi, superare stress e difficoltà, piccole o grandi. Ma come funziona nello specifico? Quanto tempo ci metti a risolvere i tuoi problemi? 

Il primo step è capire che non tutte le strategie di coping sono uguali, alcune funzionano bene a breve termine, altre necessitano di maggiore costanza. Ci sono due famiglie: 

  1. il coping concentrato sull’emozione, strategia che gestisce le emozioni negative. Chiudi una giornata di lavoro difficile con un bicchiere di vino? Ti tieni occupato per non gestire i problemi? Pratichi sport per scaricare lo stress? Non voglio dirti che l’allenamento come sfogo sia sbagliato, anzi, ma lo diventa nel caso in cui continui a rimandare i tuoi problemi, senza veramente affrontarli. Non solo non stai trovando una vera soluzione, rischi anche che con il tempo vadano peggiorando.
  2. il coping concentrato sul problema, ti permette invece di concentrarti sugli aspetti che costituiscono le cause del tuo disagio, e a lavorare per sviluppare competenze tecniche specifiche, diventando assertivo, scegliendo di definire piccoli step per migliorare la situazione. Puoi ad esempio negoziare l’orario o la mole di lavoro, trovare un sistema che ti supporti nell’ottimizzare la produttività ecc.

È quasi ovvio, ma te lo ricordo: non tutti i problemi sono gestibili con la strategia di coping della seconda famiglia, pensa ad una grave malattia o ad un danno irreparabile.

Tecniche di coping, quali sono e come metterle in atto

Oltre alle due categorie di cui ti ho appena parlato, esistono altre strategie di coping:

  • Il coping proattivo, che ti permette di anticipare i problemi, così da essere pronto a gestirli quando davvero si presenteranno;
  • Il coping sociale, che prevede il supporto da parte di amici e famiglia nel superare le tue avversità;
  • Il coping concentrato sul significato, che ti aiuta nel dare un senso a ogni difficoltà, traendo ogni volta un insegnamento importante.

In ultimo, come ti ho anticipato, c’è la famiglia del coping di evitamento. Questa tecnica è concentrata sull’emozione, ma può diventare uno dei fattori che non ti permette di eliminare il problema, al contrario lo mantiene. 

Temi il confronto con i tuoi colleghi, quindi li eviti?
Hai paura del capo, quindi non gli parli?

In questo modo avrai certamente evitato il problema, ma allo stesso tempo non hai acquisito le competenze che ti permettono di superarlo una volta per tutte. Il problema c’è e ci sarà sempre.

Le tue strategie di coping devono essere efficaci, non per forza complesse o articolate. Molto dipende anche dal contesto, dall’entità del problema, e da quanto impegno ci metti per superarlo. Ricorda: nulla è impossibile!

E se vuoi approfondire l’argomento, io sono a disposizione.

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